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“Ultime impressioni” su “una lady”: Jane Austen


L'artista più perfetta tra le donne, scrittrice di libri immortali, esempio di perfezione stilistica, eroina sociale o, più semplicemente, la cara zia Jane. L’hanno definita in mille modi, tutti encomiabili. Autori famosi, associazioni letterarie, fan club e intere generazioni di lettori. Virginia Woolf le ha dedicato un esame attento e scritti di critica adorante, come la lady meritava. A me piace chiamarla (e qui la chiamerò) così. Perché era la definizione che lei stessa aveva voluto darsi: firmava i suoi romanzi proprio così: “by a lady”. E pensare che tale pseudonimo era stato scelto e usato per non rovinarsi la reputazione, perché nei primi dell’800 una donna che scriveva era di fatto una lavoratrice e questo non era “decoroso”.

Lungi da me voler fare Austenologia: in giro ci sono grandi esperti in materia molto più preparati della sottoscritta. Queste righe sono solo le mie impressioni sugli scritti di Jane Austen. Penso però che l’epiteto lady proprio le si addica: era sobria ed elegante, fine e acuta. L’eleganza è una caratteristica che non viene più elogiata molto, eppure senza di essa una donna non è nulla. Non parlo dell’eleganza nel vestire, nell’atteggiarsi o nel portamento ma dell’eleganza dei pensieri, della sobrietà delle espressioni, nella delicatezza della parola. Perché tutto si può dire senza necessariamente ferire il prossimo ma mantenendo piena coerenza nel pensiero. E la lady ne era una maestra: descriveva un personaggio, un episodio o una circostanza con eleganza, ottenendo di stimolare nel lettore qualsiasi impressione avesse deciso di trasmettere. Era riuscita a descrivere con eleganza e ben celato sdegno perfino Mr Collins, vile e servile esempio di massima grettezza. Riusciva a rimproverare Emma Woodhouse descrivendone allo stesso tempo la classe e l’alta posizione che aveva nella società, giudicava impietosamente lady Susan Vernon senza usare nessuna parola negativa su di lei. L’unica creatura ritenuta anche dalla lady una creatura perfetta era Elisabeth Bennet: “I must confess that I think her as delightful a character as ever appeared in print, and how I shall be able to tolerate those who do not like her at least, I do not know”, l’unico sintomo di aperta parzialità, espresso infatti solo in una lettera a sua sorella, dopo l’uscita di Orgoglio e pregiudizio.

È lui il mio preferito su tutti: Orgoglio e pregiudizio. E pensare che lo acquistai una sera d’estate alle bancarelle di libri solo perché ero curiosa di leggere il libro che Meg Ryan aveva usato come segno di riconoscimento per il suo appuntamento al buio nel film di fine anni 90 “C’è posta per te”. Mi vergogno un po’ di non aver avuto più nobili motivazioni per il mio primo incontro con la lady ma spero di essermi poi riscattata leggendo tutto: tutti i suoi romanzi, gli incompiuti, le sue lettere, le varie trasposizioni successive anche più fantasiose (Orgoglio pregiudizio e zombie ancora mi fa terrore), ho visto tutti i film nati dai suoi libri, anche in più versioni, e ho amato tutto. Ogni riga che mi riportasse alla mente la sua scrittura, ogni passaggio sagace, ogni interpretazione più o meno fedele dei suoi personaggi.

Certo ho le mie preferenze. L’Emma di Gwyneth Paltrow secondo me è la più riuscita, così come Elinor e Marianne del film del 1995 sono proprio i personaggi del libro. La scelta della BBC di dedicare una serie intera di 6 puntate ad Orgoglio e pregiudizio è stata la scelta migliore che si potesse fare: dà il tempo di affezionarsi ai personaggi e di delineare a perfezione e nei giusti tempi i loro modi e il loro carattere. Il Fitzwilliam Darcy di Colin Firth è l’amore della mia vita, e quello di chissà quante altre lettrici affezionate!

Non posso non commentare l’ultima versione cinematografica di Persuasione. È stato criticato negativamente da molti, che affermavano che il romanzo era stato snaturato. Che dire? Dakota Johnson è sempre bellissima, la storia è rivisitata in chiave moderna per i dialoghi e i modi dei personaggi ma classica per ambientazione e costumi: un contrasto interessante e audace, stimolante. Io ho conosciuto Anne Elliot descritta dalla penna della lady: una donna matura, intelligente, mite e lucida. Vederla nel film attaccata al collo di una bottiglia o in un boschetto mentre si avvicina ad un albero con la chiara intenzione di fare pipì a poca distanza dal suo Capitano Wentworth mi ha fatto dire: “No, vi prego, non Anne!”. Ma la lady… Sono certa che lei si sarebbe guardata tutto il film, apprezzando il tentativo di attualizzazione e poi…Poi, senza che nessuno la vedesse, si sarebbe fatta una grossa risata!


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